È finito lo stato di emergenza sanitaria legato al Covid, ma l’aumento dei prezzi delle energie e delle materie prime sono diventati insostenibili per tante persone e famiglie che vivevano già in una situazione precaria e fragile.
Sono persone che hanno perso il lavoro e si sono ritrovate senza una casa o una casa in cui vivere ce l’hanno ma non hanno un piatto pieno da mettere sulla tavola.
Li accogliamo alla nostra tavola e offriamo loro un pasto, beni di prima necessità, un abbraccio e ciò di cui hanno bisogno.
Famiglie in stato di povertà
(ISTAT 2022)
Persone in stato di povertà
(ISTAT 2022)
Minori in stato di povertà
(ISTAT 2022)
Ogni settimana con le Unità di Strada incontriamo le persone senza dimora, per portare, oltre ai generi di primaria necessità, attenzioni e conforto. Nelle Mense di Strada offriamo, oltre ad un pasto caldo, l’occasione di instaurare relazioni personali, che permettono di costruire fiducia reciproca. Nelle Capanne di Betlemme e nelle altre Case d’Accoglienza, condividiamo la quotidianità con persone e famiglie che hanno bisogno di aiuto e, in un clima familiare, costruiamo percorsi finalizzati al reinserimento nella società.
Capanne di Betlemme, realtà di accoglienza per senza dimora in Italia (Milano, Spino D’Adda CR, Montodine CR, Vicenza, Farigliano CN, Bologna, Rimini, Chieti, Forlì)
Mense di strada per distribuzione pasti caldi
(Roma, Torino, Genova)
Unità di strada distribuzione pasti, coperte, ecc.
(Milano, Bologna, Rimini, Genova, Chieti, Forlì, Roma, Cuneo, Pescara, Padova, Catania)
Pasti da garantire all’anno in strada e nelle strutture di accoglienza
Persone senza fissa dimora accolte in modo residenziale
Notti al caldo
Ogni persona ha il diritto di mangiare e, spesso, è proprio il cibo quel primo passo che ci permette di avvicinarci a chi è in difficoltà per poi accoglierlo nelle nostre case per dividere il pane alla stessa tavola. Condividere il pasto vuol dire vivere insieme, raccontarsi, proprio come si fa in ogni famiglia. Perché chi ti vuole bene ti tende la mano, non ti abbandona e fa di tutto per sostenerti e starti vicino.
Mi chiamo Mario e fino a poco tempo fa, facevo il giardiniere. Dopo aver perso il lavoro, non riuscivo più a pagare l’affitto e sono finito in strada. Ero diventato quasi invisibile agli occhi dei passanti. Poi, una sera alcune persone si sono avvicinate a me, mi hanno teso una mano, mi hanno offerto del cibo e un posto in cui stare. Oggi condivido la tavola alla Capanna di Betlemme assieme ad altre persone dove, oltre a un pasto, ho ritrovato non solo una casa ma una famiglia e la speranza in un futuro migliore.
A chi bussa alla nostra porta in cerca di aiuto offriamo riparo, un letto in cui dormire, la possibilità di lavarsi e indossare abiti puliti, una casa dove sentirsi accolti e amati. Oltre il pasto, ciò di cui hanno bisogno è ritrovare sé stessi e la propria dignità, per poter relazionarsi di nuovo con gli altri e ritrovare il proprio posto nella società.
Alla Capanna di Betlemme sono nato di nuovo. Ho trovato degli amici e ho ricominciato a guardarmi allo specchio senza disprezzo. Ho trovato lavoro come magazziniere. Tutto questo, un semplice pasto caldo non te lo dà. Perché questo miracolo accada servono persone che non si limitino a offre un vassoio da dietro un bancone ma che si siedano a mangiare di fianco a te. Come si fa in una famiglia. Solo così si può davvero rinascere. Oggi io sono Giulio, ho un lavoro, degli amici e un posto nella società. E tutto è iniziato con un panino al salame.
Insieme al cibo, i vestiti, una casa, il lavoro, è importante creare, attorno a chi è in difficoltà, una rete di legami veri. Nella relazione si trova non solo l’aiuto ma il conforto, un amico, la forza di risollevarsi. Grazie ai legami che nascono, nessuno è solo. Questa è la certezza che permette, a chi ha perso tutto e tutti, di sentirsi nuovamente parte del mondo.
Siamo Antonio e Marisa e dopo aver perso il lavoro a causa del lockdown, abbiamo vissuto, assieme alla nostra famiglia, in sei dentro un’auto. Stremati, ci siamo spostati in spiaggia ma era dura. Pregavamo che qualcuno potesse aiutarci, fin quando dei volontari della Comunità ci hanno salvato. La Capanna di Betlemme è stata per tre mesi la nostra casa, dove abbiamo trovato una grande famiglia. Grazie all’aiuto dei nostri nuovi amici, adesso abbiamo un lavoro e una nuova casa. Nella Comunità non abbiamo trovato solo “qualcosa” – qualcosa da mangiare, qualcosa da vestire – abbiamo soprattutto trovato “qualcuno” che ci ha accettati come amici e aiutati, accompagnati, fin dal primissimo momento.
